Tensione altissima in seno alla maggioranza di centrosinistra che, in questi minuti, è riunita d'urgenza.
Stamane, si è riunito il Consiglio comunale con, all'ordine del giorno, tra gli altri punti in discussione, l'assestamento generale di bilancio. Un atto fondamentale per l'amministrazione comunale che - abbiamo scritto nei giorni scorsi - avrebbe potuto avere risvolti politici importanti per la Giunta Cialente.
Per tre motivi, almeno. Il primo: giusto un mese fa, il sindaco Massimo Cialente ha ritirato le deleghe all'assessore al bilancio Lelio De Santis - senza neppure degnarlo di una telefonata - che proprio all'assestamento stava lavorando, da due mesi. E che non aveva mancato di sottolineare le criticità di una variazione così decisa. Arriviamo così al secondo motivo: a tre mesi dalla problematica approvazione del bilancio di previsione, infatti, la maggioranza di centrosinistra si trova a discutere un assestamento da quasi 18milioni di euro. Una cifra considerevole se è vero che 9milioni andranno ad incrementare lo stanziamento del capitolo di bilancio 36000, “Spese per contenziosi e passività pregresse ed altri debiti di competenza”, e altri 670mila, invece, sono destinati all'aumento della dotazione di capitale del capitolo 36003, “Spese di investimento da contenziosi e passività pregresse”, iscritto nella parte in conto capitale della spesa. Soldi che, in altre parole, andranno a coprire debiti fuori bilancio, alcuni venuti fuori giusto qualche giorno dopo l'approvazione del bilancio preventivo. Ed ecco, dunque, il terzo motivo: altri 5milioni, andranno ad incrementare la dotazione del fondo crediti di dubbia esigibilità. Risorse, a tradurre dal burocratese, che saneranno, almeno in parte, il 'pasticciaccio' brutto della delibera che ha autorizzato la transazione stragiudiziale con Banca Sistema, per 9milioni di euro, a coprire il mancato pagamento delle bollette Enel riferibili al progetto Case [ne abbiamo scritto qui e qui]. Delibera che non portava la firma, guarda caso, dell'allora assessore al bilancio e del vicesindaco Nicola Trifuoggi che, proprio da De Santis, per volere del sindaco Cialente, ha ereditato la 'pesante' delega.
Avevamo anche scritto, però, che la discussione non avrebbe avuto risvolti politici imprevedibili, considerato che la maggioranza di centrosinistra aveva deciso di votare compatta la variazione. Al di là di Cialente, ed era questo l'aspetto più interessante della vicenda, costretto dalle forze che compongono la coalizione ad un Patto di fine mandato indigesto al primo cittadino e che verrà presentato alla città nelle prossime settimane.
E invece, è stato proprio il sindaco dell'Aquila a sparigliare le carte in tavola presentando, a sorpresa, un emendamento all'assestamento di bilancio passato dal vaglio della Commissione giusto 48 ore fa, a quanto si è potuto apprendere in aula senza che i consiglieri - di maggioranza e di opposizione - ne fossero stati avvertiti e, persino, all'insaputa dell'assessore al bilancio, il vice sindaco Nicola Trifuoggi.
Tra l'altro, l'emendamento 'vale' quasi 29milioni di euro. Va ad adeguare, infatti, gli stanziamenti dei capitoli di entrata e spesa già iscritti nel bilancio di Previsione 2015 e Pluriennale, annualità 2016, alla luce delle maggiori somme assegnate al Comune dell'Aquila con delibera Cipe 78/2015 del 6 agosto scorso e trasferite dall'USRA il 17 novembre, 11 giorni fa.
In particolare: 2milioni e 891mila euro sono stati assegnati per l'affitto delle sedi comunali, 7milioni e 276mila euro per la manutenzione del Progetto Case, a valere sulle annualità 2014/2016; 1milione e 628mila per la manutenzione dei Map, poco più di 2milioni per i Musp, a valere sull'annualità 2015/2016; 1milione e 468mila euro per lo smaltimento macerie, a valere sulle annualità 2014/2016; 13milioni e 475mila euro per traslochi e deposito temporaneo di mobilio, a valere sull'annualità 2015/2016.
Fin qui, tutto bene. Maggiori entrate dallo Stato significa maggior respiro per l'asfittico bilancio del Comune dell'Aquila. L'emendamento presentato dal sindaco Cialente, però, prevede anche altro: propone, infatti, la costituzione di un nuovo capitolo di spesa, denominato "Aumento Capitale Sociale Società partecipate", da imputare al Titolo II del Bilancio di previsione 2015 per l'importo di 2milioni di euro, finanziato con l'applicazione dell'Avanzo di amministrazione 2014.
Sono soldi destinati all'aumento di capitale dell'ASM che, il 23 novembre scorso, tre giorni fa, ha presentato all'amministrazione un "Programma di riorganizzazione mediante l'efficientamento dei servizi, la riduzione dei costi e lo sviluppo di nuove attività" con il quale, a fronte di un Piano di investimenti e di rilancio della società avente ad oggetto l'adesione all'Agir, l'apertura del Capitale sociale ad altri enti locali nonché un definitivo e necessario piano di rientro dei debiti societari, chiede, appunto, di poter disporre di un aumento del capitale sociale.
Sul punto, gli animi in Consiglio comunale si sono surriscaldati. E non solo per i modi con cui l'emendamento è stato presentato, in fase di discussione in assise, senza che i consiglieri e l'assessore al ramo ne fossero a conoscenza, nonostante la Commissione competente si fosse riunita soltanto due giorni fa, piuttosto perché proprio la Commissione Bilancio, presieduta da Giustino Masciocco, era già stata convocata per domattina, venerdì 27 novembre, per parlare della situazione economica della municipalizzata, con l'audizione del presidente Rinaldo Tordera.
Per questo, il capogruppo del Partito Democratico, Stefano Palumbo, a nome della maggioranza, ha chiesto che la discussione sul punto venisse posticipata a lunedì, consentendo, così, una serena discussione in Commissione. Il sindaco Cialente, però, visibilmente innervosito, si è detto contrario alla proposta: "Se le parole del presidente Tordera, per la maggioranza, valgono più delle parole del sindaco - ha ribattuto Cialente - non posso far altro che prenderne atto". Quindi, ha sottolineato come l'aumento di capitale permetterebbe l'assunzione di personale per sbrigare questioni di assoluta necessità, dimenticando, forse, che è stato chiesto un rinvio di quattro giorni, di cui due festivi.
Palumbo non ha inteso ritirare la proposta che è stata approvata dall'assise con 15 voti favorevoli e soltanto 5 contrari. A quel punto, Cialente - inferocito - ha lasciato l'Aula accennando a possibili, clamorose, decisioni.
Il Presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti, non ha potuto far altro che sospendere i lavori che sono ripresi dopo le 17.
C'è stata una lunga riunione di maggioranza che pare non avere stemperato, però, i malumori. E' il secondo boccone amaro che il sindaco Cialente è costretto ad ingerire, per la seconda volta messo con le spalle al muro dalla sua stessa maggioranza: prima, l'impegno ad attenersi al Patto di fine mandato cui stanno lavorando le forze di coalizione; quindi, il braccio di ferro perso, stamane in Consiglio comunale.
Come detto, il Consiglio comunale ha ripreso i lavori poco dopo le 17: in questi minuti, l'assessore alla ricostruzione, Pietro Di Stefano, sta presentando il documento preliminare al Nuovo Piano Regolatore. Il sindaco Massimo Cialente non è tornato in aula.
Cialente 'commissariato' dalla maggioranza di centrosinistra
Forse per la prima volta dal lontano 2007, le forze politiche che compongono la maggioranza hanno 'scavalcato' il primo cittadino, lo hanno 'commissariato' direbbe qualcuno. Su proposta del Partito Democratico, infatti, il centrosinistra ha deciso di sedersi intorno ad un tavolo per lavorare ad un documento che, nelle prossime settimane, verrà presentato alla città: un vero e proprio patto di fine mandato che guidi l'azione politico-amministrativa fino alle elezioni della primavera 2017, ed oltre. Il primo passo, concreto, del 'Progetto L'Aquila' annunciato alla città già da tempo.
Il documento prende spunto da un'analisi condivisa dalle forze politiche che compongono la maggioranza: l'amministrazione Cialente vive un momento di impasse, sembra ostaggio del volere dei dirigenti più che ispirata da una visione politica, e non è in grado di stimolare un dibattito politico all'altezza delle sfide che attendono la città, nei prossimi mesi. Dunque, il patto di fine mandato intende rilanciare l'azione del governo cittadino, su alcuni punti specifici e concreti, ma non vuole essere solo un documento amministrativo: sarà un 'lavoro' politico piuttosto, e andrà a disegnare - almeno, è questa l'intenzione - strategie capaci di guardare oltre le elezioni, per un rilancio sociale ed economico del territorio.
Cialente non era affatto d'accordo sulla necessità di un patto di fine mandato, anzi ha negato l'impasse attribuendo le difficoltà al poco personale di cui il Comune dell'Aquila dispone per affrontare la ricostruzione oltre la normale amministrazione. Ha dovuto accettare, però, il volere della sua maggioranza e, in particolare, le istanze del suo stesso partito, quel Pd da cui sembra sempre più lontano.
Il primo cittadino non ha mai digerito il 'Progetto L'Aquila' dei giovani democrat, non ha mai condiviso la volontà del partito di rinnovarsi, con nuove energie, nuove idee, con una nuova classe dirigente in altre parole. E non lo ha mai nascosto: stava persino lavorando ad un progetto alternativo che guardasse alla città del futuro, a L'Aquila nel 2030. Perché? Probabilmente, perché il primo cittadino non vede una prospettiva per sé, finito il decennio da sindaco. Non ha alcuna intenzione di andare in pensione, però. E anche questo, non lo ha mai nascosto.
Dunque? Destabilizzare la maggioranza, sfilacciare i precari equilibri del centrosinistra potrebbe aiutarlo a recuperare, sul tavolo della trattativa politica, il protagonismo perso.
La strada che porterebbe Cialente a Montecitorio è assai stretta, poco percorribile al momento. Difficile, se non impossibile, che il Partito Democratico lo candidi per un seggio alla Camera: più semplice sarebbe provarci con un partito più piccolo, meno radicato sul territorio, come la nascente Sinistra Italiana ad esempio. Strada stretta, come detto. Cialente lo sa, e per questo non ha mai nascosto di pensare ad una lista civica da presentare alle amministrative, dove candidare "le migliori intelligenze della città", parole sue, fuori ma d'appoggio al Pd. Una lista che gli permetterebbe di 'contare' ancora, in seno al Consiglio comunale e negli equilibri politici della città.
Il primo cittadino non ha alcuna intenzione di abdicare. Sa di poter contare su un vasto consenso, tra gli aquilani almeno, e vuole sfruttarlo. In questo senso, un centrosinistra diviso renderebbe la sua lista decisiva per il Partito Democratico che sta tentando, invece, di metterlo da parte.
Gli azzardi del primo cittadino
Come interpretare altrimenti gli azzardi degli ultimi mesi, la posizione di assoluta rigidità sul piano di sviluppo del Gran Sasso che ha portato ad un passo dalla rottura con Rifondazione Comunista, gli attacchi piuttosto strumentali a Sinistra, Ecologia e Libertà, l'allontamento dell'assessore Giancarlo Vicini e, dunque, dei Socialisti, il ritiro delle deleghe a Lelio De Santis, con i consiglieri dell'Italia dei Valori sul punto di uscire dalla maggioranza?
Cialente è abile giocatore sul tavolo della politica. E' in una posizione di debolezza certo, sa benissimo, però, che in questo momento non conviene a nessuno rompere l'asse di centrosinistra ed andare ad elezioni anticipate: non conviene ai piccoli partiti che compongono la maggioranza, alcuni scomparsi dalla scena politica nazionale, altri così marginali da non avere il coraggio di costruire un'alternativa fuori da una coalizione di stampo ulivista, come quella aquilana, l'ultima, forse, in Italia. Non conviene neppure al Partito Democratico, in realtà, proiettato alla primavera 2017: il progetto, come detto, è un altro, arrivare alle amministrative con una coalizione solida, allargata magari oltre i confini conosciuti fino ad ora. E non conviene, infine, alle opposizioni di centrodestra, divise, senza un progetto unitario, senza un leader riconosciuto e riconoscibile.
E infatti la maggioranza tiene, nonostante le tempeste. Merito del vicepresidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, se si è trovato un punto d'incontro sul Gran Sasso. Merito del Pd aquilano se prima Sel e poi l'Italia dei Valori hanno deciso di non abbandonare la coalizione di centrosinistra, sopportando gli affronti di Cialente.
I consigli territoriali e il 'caso' di L'Aquila centro
In questo quadro, anche i nascenti Consigli territoriali di Partecipazione - fortemente voluti da Cialente, ad un anno e mezzo dalle elezioni - sono terreno di scontro politico. Ed ecco spiegate alcune vicende passate, poco note, che sono tornate 'misteriosamente' sulle pagine dei giornali, in queste ore.
Parliamo in particolare delle fibrillazioni in seno al Ctp L'Aquila centro, presieduto dalla democrat Fabiana Costanzi, segretaria di fiducia dell'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, vicinissimo al sindaco. Al di là dell'evidente - e taciuto dai più - conflitto di interessi, con il soggetto controllato che veste anche i panni del controllore, la presidente ha fatto davvero fatica a tenere le 'redini' del Consiglio al momento della scelta, completamente ininfluente tra l'altro, del vice che avrebbe dovuto affiancarla. Tanto che, ad oggi, ce ne sono due: Piergiorgio Leocata di 'Possibile' e Umberto Giancarli di 'Appello per L'Aquila che vogliamo'.
Con i rappresentanti del Pd che si sono spaccati, al momento del voto: Roberto Moretti, Matteo Corti e Giulio Rosati, infatti, oltre a Carla Cimoroni di Aplcv e Rita De Marco, hanno sostenuto Giancarli, proprio nell'ottica di un allargamento del centrosinistra alle forze civiche. La presidente Costanzi, invece, temendo di essere scavalcata, ha spinto per l'elezione di Piergiorgio Leocata, ma senza i voti dei rappresentanti del centrodestra, in particolare di Luca Rocci, già dirigente di Forza Italia Giovani e, a quanto si apprende, molto vicino a Salvatore Santangelo, sarebbe andata in minoranza. Invece, è finita alla pari: 6 a 6. Con la scelta di nominare, appunto, due vicepresidenti.
La democrat Costanzi è risultata la più votata, alle elezioni del Ctp L'Aquila centro. Ha ottenuto molti voti in più degli altri rappresentanti del Pd, e molti, qui sta la curiosità, 'in coppia' proprio con Luca Rocci: tantissime, infatti, le schede che riportavano i nomi dei due, l'una del Pd, l'altro di Forza Italia.
Ora, non è un mistero per nessuno che Salvatore Santangelo sia molto vicino al sindaco Cialente che lo ha fortemente voluto nel Cda della Gran Sasso Acqua, scatenando parecchi mal di pancia tra gli esponenti del Pd, e che partecipa - ogni volta che può - alle iniziative organizzate dal giornalista ed esperto di marketing territoriale. Tra l'altro, voci sempre più insistenti raccontano di un 'misterioso' progetto voluto dall'amministrazione che vedrebbe coinvolto proprio Santangelo e, con lui, Massimo Prosperococco, molto stimato da Cialente e spesso dato per vicino alla nomina ad assessore.
Che non stia pensando anche a loro, il sindaco dell'Aquila, per la lista civica che vorrebbe presentare alle prossime amministrative? Magari con l'assessore Di Stefano: anche lui, ad oggi, sembra lontano da 'Progetto L'Aquila', lontano dall'idea di rinnovamento invocata dai giovani del Pd e dalle altre forze di coalizione. E anche lui pare poco intenzionato a lasciare la politica attiva.