Martedì, 28 Luglio 2015 14:09

'Redde rationem', il silenzio degli innocenti (?): nessuno vuole rendere conto

di 

A far rumore, in queste ore, è il silenzio. Assordante. Un silenzio che nessuno pare avere il coraggio di rompere.

E' rimasto in silenzio il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, pure solitamente 'generoso' nella stesura di comunicati stampa e post sulla bacheca di Facebook. Silenti assessori e consiglieri comunali di maggioranza. Persino le bocche dei rappresentanti del centrodestra cittadino, pure loro piuttosto loquaci su altre questioni assai meno importanti, sono rimaste cucite. Silenzio a Roma, silenzio a Palazzo Silone. Silenzio.

Unici a parlare, a qualche ora dagli arresti dell'ex assessore Pierluigi Tancredi e di quattro imprenditori impegnati nella ricostruzione, i consiglieri civici Ettore Di Cesare e Vincenzo Vittorini e l'ex consigliere regionale Maurizio Acerbo, segreteria nazionale del Partito della Rifondazione comunista, forza politica che vive l'eterno, amletico, dilemma: essere in maggioranza, almeno a L'Aquila, e non essere mai coinvolta, però.

Sono più di sei anni che, intorno alla vicenda dei puntellamenti, si è alzata una cortina di fumo.

Cosa sappiamo? Poco, eppure abbastanza. Sappiamo che fu il più 'grosso' affare del post terremoto: lavori per circa 220milioni di euro - sulle cifre non si è mai fatta chiarezza - affidati senza bando pubblico e senza gara, ad una lista d’imprese avallata dall’allora prefetto Franco Gabrielli. Sappiamo che "la maggior parte delle ditte" si presentava all'ufficio dell'allora dirigente Mario Di Gregorio - all'epoca aveva la delega al conferimento degli incarichi - accompagnata da "qualche consigliere o assessore, o preceduta da qualche telefonata".

A dirlo, è lo stesso Di Gregorio, davanti ai pm David Mancini e Antonietta Picardi. "Quando noi stavamo al Torrione, alla sede dell’Ance, c’era fin dalle otto di mattina una fila che arrivava alla Questura […]", ha raccontato Di Gregorio ai Pubblici Ministeri. "Insieme a queste persone poi c’erano pure i consiglieri, assessori che facevano questa altra attività, quindi era proprio una cosa alla luce del giorno nel senso che centinaia di persone vedevano queste cose".

L'ex assessore Pierluigi Tancredi, finito ieri ai domiciliari, ha ricordato - in una nota stampa diffusa in aprile - "che all’epoca il sindaco richiese a consiglieri e assessori di farsi parte attiva per reperire imprese in grado di effettuare lavori così impegnativi".

Cialente ha sempre negato.

Sta di fatto che nessuno ha mai smentito che alcuni assessori e consiglieri d'allora abbiano segnalato imprese per procacciare loro lavori di puntellamento.

Lecito, per carità. Eticamente discutibile ma lecito, se la segnalazione restava una semplice segnalazione. Sottile, però, è il confine tra lecito e illecito, a volte. E difficile è stato per i giudici capire dove il confine era stato superato. Ieri mattina, in conferenza stampa, Antonietta Picardi è stata piuttosto chiara. Parlando della denuncia dell'imprenditore edile teramano Marcello Lupisella, parte offesa in un procedimento su presunte tangenti per i puntellamenti dell’ex prefettura e della chiesa di San Marco, che aveva raccontato di un vero e proprio sistema per ottenere i lavori, la Picardi ha sottolineato come "le prime indagini mancassero di riscontri oggettivi".

Anche il capo della Mobile Maurilio Grasso, a margine degli arresti scattati a seguito dell'inchiesta 'Do ut des', aveva spiegato come fosse emerso "un sistema corruttivo, nell'ambito di alcuni casi specifici, ma anche un modus operandi, una prassi. Ma stavolta abbiamo trovato i soldi, le indagini hanno dimostrato la presenza del denaro oggetto di tangenti". Eccolo, il punto. Non è così semplice dimostrare la presenza del denaro oggetto di tangenti, dimostrare la compiuta corruzione.

Eccolo, il confine sottile tra lecito e illecito: se è perfettamente lecito che assessori e consiglieri comunali dell'epoca abbiano segnalato imprese per svolgere i lavori di puntellamento, ci sono politici che hanno ottenuto in cambio denaro o altri favori? Eventualmente, come dimostrarlo? Non è affatto semplice.

Perno dell'inchiesta 'Do ut des' è stata la vicenda della messa in sicurezza di Palazzo Carli. Stando alle forze dell'ordine, Vladimiro Placidi - all'epoca assessore della giunta Cialente - avrebbe ricevuto una somma pari a 73mila euro più Iva dalla Steda, frutto di un contratto di consulenza tra l'impresa edile e la Proges, società di cui era socio lo stesso ex assessore. Secondo gli inquirenti quella consulenza era la maschera del pagamento corruttivo. Si tratta di un'accusa tutta da dimostrare: il processo - dopo diversi 'intoppi' - è approdato alla fase dell'udienza preliminare, non si è ancora deciso sugli eventuali rinvii a giudizio ed è quanto meno anomalo, se è vero che i fatti contestati risalgono al biennio 2009-2011 e che gli arresti sono datati gennaio 2014. Nell'inchiesta è finito anche l'ex vice sindaco del Comune dell'Aquila, Roberto Riga, che avrebbe ricevuto una mazzetta da 10mila euro in una confezione di grappa per favorire la stessa Steda in altro cantiere. Ancora, si tratta di accuse tutte da dimostrare.

E' interessante, però, quanto racconta Daniele Lago, l'amministratore dell'impresa: "Tancredi mi spiegò che in Comune, all’Aquila, i lavori venivano affidati previo accordo con singoli politici e/o funzionari, in relazione alle loro aree di influenza, mi si disse che, ad esempio, gli immobili Ater facevano capo a una persona, gli immobili di altra natura ad altra persona e ancora, e nel caso di specie, il vice sindaco Riga era referente per l’aggregato che mi si propose".

Vero, falso. Chissà. Quel che sappiamo è che dall'inchiesta 'Do ut Des' è nata una costola d'indagine che ha portato agli arresti domiciliari di ieri mattina: 'Redde Rationem'. Stavolta, i riscontri oggettivi paiono più solidi. Qualche settimana fa, infatti, Pierluigi Tancredi - intercettato - avrebbe parlato con l'imprenditore Mauro Pellegrini, amministratore della Dipe Costruzioni, finito anch'egli ai domiciliari, chiedendo altri soldi per aver "tenuto il punto" davanti ai giudici. "Io ho tenuto il punto fino alla fine... Stiamo a parla' di 4 mesi! Non è che mi servono 20 mila euro! 2-3 mila euro per tirare a campare...". E ancora: "Io sto a regge... Psicologicamente sto a reggere per tutti! Calcola che a me m’hanno interrogato due volte, e tutte e due le volte mi hanno interrogato su Mancini, su di te e su Polisini, mi hanno proposto di tutto, perfino di darmi (incomprensibile). Sapessi... Io non ho detto, anzi ho seguitato a difenderti e a dire (incomprensibile) che i rapporti tra me e te erano solo di amicizia (incomprensibile) tutte le cose che sappiamo (incomprensibile)". Poi, la minaccia: "Guarda se io schiatto di coccia succede l’ira di Dio perché se io non riesco manco più a fare la spesa io cazzo scoppio".

In altre parole, Tancredi ha minacciato di vuotare il sacco: che cosa non ha ancora raccontato agli inquirenti? Se parlasse, cosa accadrebbe? E come si spiegano le dichiarazioni spontanee rilasciate ai Pubblici Ministeri - qualche mese fa - dall'allora dirigente Mario Di Gregorio? Forse un avvertimento? "Diciamo che non c’era pericolo di sbagliare, nel senso di fare un affidamento a una ditta che non avesse… Come posso dire, una persona amica al Comune, perché tutti ce l’avevano", ha spiegato.

Parole in un certo senso confermate, nei mesi scorsi, dallo stesso Tancredi: "Per quanto mi riguarda, ho sempre riconosciuto all’ing. Mario Di Gregorio il coraggio di portare avanti un compito così importante per la città e nello stesso tempo così rischioso, ma credo che anche lui ricordi bene, così come lo ricordo bene io, che le presentazioni di imprese interessate gli arrivavano dagli ambienti più disparati". Intanto, ai microfoni di NewsTown, l'avvocato difensore di Pierluigi Tancredi ha inteso ribadire come, a L'Aquila, subito dopo il terremoto, "moltissime persone hanno avviato attività di intermediazione".

Intermediazione. Di nuovo, sul confine tra lecito e illecito. E' arrivato il momento di fare finalmente luce su quel confine, per illuminare una zona d'ombra, una pagina oscura nella storia della classe politica della città, e fare così finalmente luce su eventuali responsabilità liberando dal sospetto chi, il confine, non lo ha mai superato.

E' necessaria una operazione di verità.

Ultima modifica il Martedì, 28 Luglio 2015 14:45

Articoli correlati (da tag)

Chiudi