Mercoledì, 21 Ottobre 2015 21:18

Il 'Cratere' e i fondi per lo sviluppo economico: dubbi sui bandi

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Si è aperta una partita decisiva per il futuro dell'Aquila e del cratere: l'impiego dei cosiddetti 'fondi del 4%', destinati alle attività produttive.

Un intervento imponente, quantificabile in circa 260 milioni di euro, cifra che, ha ricordato il vice presidente regionale e assessore alle Attività produttive Giovanni Lolli, ai microfoni di NewsTown, rappresenta "più del doppio dei fondi europei che tutto l'Abruzzo, L'Aquila compresa, avrà per sette anni".

Proprio Lolli ha esposto in consiglio comunale le linee guida del documento programmatorio 'Operazione Restart', che traccia le coordinate e gli asset strategici sui quali si andrà a intervenire.

L'obiettivo è predisporre bandi in grado di tener conto delle specificità e delle peculiarità del territorio per non ripetere gli errori fatti in passato, con i fondi dell'allora 5%, 100 milioni della delibera Cipe 135 che hanno finanziato interventi spot come i contratti di sviluppo, i progetti di ricerca e bandi come Start&Smart, che non hanno prodotto, in termini di ricadute occupazionali, i risultati sperati.

E proprio intorno ai 100milioni già impegnati, in queste settimane, si sono scatenate polemiche, inattese per molti versi. Da ultimo, sul decreto istruito dal Mise, in data 14 ottobre, per sbloccare i 12 milioni di euro destinati al potenziamento dell'offerta turistica dei comuni del Cratere e alla valorizzazione delle eccellenze del territorio: in particolare, per la decisione di 'escludere' le imprese localizzate nel Comune dell'Aquila dal beneficio dei finanziamenti, oltre a quelle in contabilità semplificata.

Ma andiamo con ordine.

E iniziamo dalla doppia interrogazione parlamentare [qui e qui] sul finanziamento da 10.7milioni accordato da Invitalia ad Accord Phoenix, che ha suscitato clamore perché, tra i firmatari, c'erano anche alcuni parlamentari del Partito Democratico. Una interrogazione che ha scatenato le ire del sindaco Cialente che ha parlato, senza mezzi termini, di pressioni esercitate, sui parlamentari, dalle lobby economiche dei rifiuti elettronici. "Il Sindaco Cialente, che tanto si è battuto per la realizzazione di questo progetto, piuttosto che trovare forzati calcoli simil politici alla base dell'atto parlamentare, avrebbe il dovere di dare risposte alle molteplici anomalie che condizionano un progetto profumatamente finanziato dallo Stato, dalle opacità dell'assetto societario dell'azienda capofila fino all'assoluta discutibilità della mole dell'investimento complessivo per un impianto che dovrebbe valere molto meno", la risposta stizzita del senatore Aldo Di Biagio (Area Popolare), primo firmatario delle interrogazioni.

Un mese e mezzo dopo, o poco più, ecco un'altra interrogazione parlamentare, stavolta sui fondi destinati allo sviluppo del Gran Sasso. A firma, anche stavolta, di un parlamentare eletto nelle liste del Pd, Beatrice Brignone, giovane deputata marchigiana da poco subentrata, a Montecitorio, ad Enrico Letta, e iscritta al Gruppo Misto.

Il piano industriale per il rilancio del Gran Sasso, redatto da Invitalia, prevede 40milioni di euro in investimenti pubblici, più di 15 'a carico' delle somme dell'allora 5% destinato allo sviluppo economico. "Una cementificazione di molte aree interne che distruggerebbe la biodiversità e la ricchezza naturale del Parco", scrive la Brignone nell'interrogazione al Ministero dell'Ambiente.

Una interrogazione che si dimostra poco informata, se è vero che la deputata confonde il progetto per l'ammodernamento delle Fontari, con le polemiche che ne sono scaturite per l'intenzione dell'amministrazione comunale di raddoppiarne il tracciato con la conseguente richiesta alla Regione di riperimetrazione delle aree Sic, un progetto da 6milioni e mezzo, con l'intero piano industriale destinato, invece, allo sviluppo del comprensorio e che vale, appunto, 40milioni.

"L’opera di realizzazione dell’impianto sciistico - scrive Brignone nell'interrogazione - è probabilmente una delle più grandi che sia mai stata progettata sulle montagne d’Abruzzo, con un costo complessivo di circa 40 milioni di euro; secondo la Regione Abruzzo, sono almeno 60 i sindaci della provincia dell’Aquila che hanno espresso forti critiche e preoccupazioni". E quindi, la deputata chiede al Ministro "se ritenga opportuna la realizzazione di un così imponente impianto sciistico all’interno del Parco del Gran Sasso, patrimonio dell’umanità; se non ritenga invece sensato mantenere l’attuale perimetro del Parco, dei siti di interesse comunitario (Sic) e zone di protezione speciale (Zps) e di procedere a un piano di sviluppo e turismo sostenibile puntando sul restauro".

Una interrogazione che nulla aggiunge e nulla toglie al dibattito, anche aspro, che si sta consumando da settimane intorno al piano industriale redatto da Invitalia e che presenta, in effetti, forti elementi di criticità. Così come il progetto d'insediamento della Accord Phoenix, tra l'altro, e l'abbiamo documentato ampiamente sulle pagine di NewsTown.

Un intervento maldestro, certamente, che solleva però più di un dubbio su quanto si stia muovendo - anche a Roma - intorno ai fondi destinati all'Aquila e al cratere per lo sviluppo economico, almeno se lo leggiamo in continuità con le interrogazioni presentate proprio sull'insediamento di Accord Phoenix. E se si considera, inoltre, che le interrogazioni arrivano anche da parlamentari di area 'democrat'.

Tanto che, stavolta, a reagire è l'intero arco politico cittadino, dalla senatrice Stefania Pezzopane (Pd) al capogruppo in Consiglio comunale di Forza Italia, Guido Quintino Liris.

E torniamo, dunque, alla polemica delle ultimissime ore. Come anticipato e documentato da NewsTown, in data 14 ottobre, il Mise ha finalmente sbloccato altri 12 milioni di euro, dei 100milioni del fu 5%, per potenziare l'offerta turistica dei Comuni del Cratere e valorizzarne le eccellenze.

Soggetto gestore, ancora Invitalia.

La prima misura, da 9 milioni di euro, è finalizzata allo sviluppo e al potenziamento dell'offerta turistica e prevede, come progetti finanziabili, investimenti per la creazione di nuove imprese o l'ampliamento e la riqualificazione di quelle esistenti di valore compreso tra i 25mila e i 500mila euro. E' un bando rivolto alle imprese già operanti e alle persone fisiche che intendono avviare una nuova attività.

Le agevolazioni, concesse nei limiti del regolamento del de minimis (fino a un massimo di 200mila euro in tre anni), prevedono contributi a fondo perduto fino al 70% delle spese (investimento + gestione del primo anno di attività) con una maggiorazione (fino all'80%) per i progetti che dimostrino delle funzionaità rispetto ad altre iniziative.

La seconda misura, invece, da 3 milioni di euro, ha come obiettivi la promozione, la valorizzazione e la commercializzazione dei prodotti di eccellenza del territorio (per lo più quelli dell'enogastronomia ma non solo) per accrescerne riconoscibilità e visibilità.

Bene, ma fino ad un certo punto. Il decreto, infatti, esclude le imprese aquilane dalla possibilità di accedere ai fondi. All'art. 9 comma 2, si legge espressamente che possono accedere a finanziamento le iniziative che si localizzano nel cratere sismico aquilano, ad esclusione del Comune dell'Aquila. Almeno per i primi sei mesi: se poi ci saranno risorse residue non ancora impegnate, allora anche le imprese localizzate a L'Aquila potranno usufruirne. "E' davvero paradossale che i fondi del 4% degli stanziamenti annuali di bilancio (ex 5%, Cipe 2013), maturati in gran parte nel territorio comunale dell'Aquila, vedano il Capoluogo di Regione escluso", ha sottolineato Liris.

Ed in effetti, pare abbastanza curioso che la città dell'Aquila resti fuori dal finanziamento. In realtà, con lo stanziamento dei primi 100milioni per lo sviluppo economico, il Comune dell'Aquila ha già usufruito degli oltre 15milioni destinati, appunto, al piano di sviluppo del Gran Sasso. Di qui, la decisione di 'tenere in coda', almeno per 6 mesi, i progetti localizzati all'Aquila che avrebbero, in caso contrario, rischiato di 'cannibalizzare' tutte le risorse, escludendo le piccole imprese che operano nel cratere. Almeno, questo è stato l'intendimento del tavolo tecnico. Tra l'altro, è assai prevedibile che i progetti presentati fuori Comune dell'Aquila non attrarranno completamente le risorse stanziate: dunque, tra sei mesi, anche le imprese localizzate nel capoluogo potranno beneficiare della misura.

Resta la difficoltà nell'interpretare il decreto: cosa si intende per imprese localizzate a L'Aquila, società che hanno sede legale nel capoluogo o che insistono nei loro interventi sulla città? Una impresa che ha sede legale nel comune di Scoppito, per fare un esempio, e che si occupa della promozione turistica del territorio, potrà o no agire anche sul contesto della città dell'Aquila?

C'è poi una ulteriore criticità, nel bando appena istruito dal Mise, ben più preoccupante: vengono escluse, infatti, le imprese in regime di contabilità semplificata, cioé le società SNC ovvero società in nome collettivo, le ditte individuali o SAS ovvero società in accomandita semplice. La contabilità ordinaria per sua natura richiede all’impresa, anche individuale se dovesse scegliere questo regime, la necessità di un ufficio amministrativo interno e la collaborazione di professionisti esterni. Con la conseguenza di costi di gestione più elevati e a volte insostenibili.

I destinatari delle misure previste dal decreto Mise, le imprese cioé che operano nell’ambito dei 57 comuni del cratere, nella stragrande maggioranza dei casi non hanno adottato il regime di contabilità ordinaria. Resterebbero, dunque, escluse.

A quanto si apprende, però, si tratterebbe di un refuso, di una formulazione standard utilizzata per bandi di altro tipo e 'levatura', inserita erroneamente nel decreto del 14 ottobre scorso. In altre parole, quando verranno istruiti i bandi 'attuativi', il criterio dovrebbe essere superato, permettendo dunque anche alle imprese con contabilità semplificata di accedere ai fondi per lo sviluppo.

Ultima modifica il Giovedì, 22 Ottobre 2015 19:32

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