Venerdì, 10 Maggio 2013 01:31

Fumo negli occhi: Cialente torna da Roma a mani vuote ma non si dimette

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“Potrebbero esserci conseguenze per le sorti del Consiglio Comunale di oggi pomeriggio a seguito delle decisioni del Governo che mi verranno comunicate in mattinata. Qualora non mi verranno date risposte certe, potrei dimettermi io stesso, oggi pomeriggio e sciogliere il Consiglio, facendo felici il Governo ed il Vice Ministro Bubbico che sicuramente hanno ispirato l'ultimatum del Prefetto".

Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, era stato molto chiaro prima della partenza per Roma. Si era detto pronto alle dimissioni qualora non fossero arrivate delle rassicurazioni dal Governo Letta sullo stanziamento immediato di fondi certi per la ricostruzione della città.

Fumo negli occhi, come sempre. Il primo cittadino è tornato a L’Aquila senza nessuna certezza. Niente di nuovo rispetto a quanto già promesso dopo il clamoroso sfogo di lunedi, con la riconsegna della fascia e la rimozione del tricolore dagli edifici pubblici che aveva scatenato la reazione inattesa del Prefetto.

Soldi non ce ne sono. Il governo si è impegnato a trovarne almeno per il 2013. Non si può immaginare una ricostruzione, però, senza fondi certi per i prossimi anni. Intanto, all’inizio della prossima settimana arriveranno 255 milioni stanziati dalla delibera Cipe del 21 dicembre 2012. Una seconda tranche, il mezzo miliardo promesso dall’ex ministro Barca in Senato il 24 aprile, dovrebbero arrivare in una ventina di giorni. Anche questi sono fondi raggranellati tra le pieghe della delibera Cipe.

Per quel che riguarda il miliardo annunciato con soddisfazione da Cialente dopo l’incontro con il sottosegretario Catricalà, invece, rassicurazioni non ce ne sono. Anzi. Si tenterà un'operazione assai complessa: inserire un emendamento nella prossima legge di conversione dell’ultimo decreto firmato dal governo Monti, sulla questione della spazzatura a Napoli. Decreto che fa cenno anche alla ricostruzione del cratere. Un gruppo di lavoro, con alcuni dei parlamentari abruzzesi e i ministri interessati, proverà già settimana prossima a scrivere la norma. Siamo alla finanza creativa, oramai.

Il Sindaco Cialente, però, non ha consegnato le sue dimissioni. Anzi, dopo la forzatura delle scorse ore si è dato qualche giorno per capire cosa accadrà: "il Governo ė arrabbiato con me; mi ha chiesto di avere fiducia. Ho risposto che voglio crederci anche questa volta ma ritengo che dobbiamo vedere cosa succede in una settimana. Purtroppo, fino ad ora, è capitato più volte che le promesse dei politici hanno cozzato con quelle dei vertici perché L'Aquila, evidentemente, ha dato fastidio. Vediamo ora cosa succede. Sono convinto, però, che se non partiamo con i cantieri entro giugno, allora la situazione si farà ancora più drammatica".

“Mi aspettavo delle scuse dal Governo per la reprimenda del Prefetto”, ha detto il primo cittadino. “Le scuse non sono arrivate. Anzi sono stato pregato di rimettere le bandiere. Aspetto che mi sospendano. Io non torno sui miei passi".

Il Sindaco ha poi concluso con un duro atto di accusa nei confronti della classe dirigente della città: “riflettendo sul mio gesto di protesta, condiviso con la Giunta comunale, mi sono chiesto: dove sono i pezzi importanti della classe dirigente aquilana? Mi sono chiesto: dove sono i costruttori che vengono da me a dire che non ne possono più, che non partono i cantieri? Dove sono la camera di commercio, i sindacati regionali o la Confcommercio? E' arrivato il momento di farsi sentire tutti insieme".

Il braccio di ferro continua, insomma. Con molti consiglieri di maggioranza che evocano grandi intese politiche per il bene della città. Il modello Letta sembra aver fatto scuola. Comprensibile, dunque, l’intervento del consigliere di opposizione di Appello per L’Aquila, Ettore Di Cesare, che si è detto pronto a forme di protesta contro il Governo per ottenere quanto dovuto “a patto, però, che gli esponenti cittadini del Pd, del Pdl e delle forze che sostengono l’esecutivo straccino le tessere. Il governo è espressione dei vostri partiti”, ha ricordato Di Cesare, “bisogna dunque essere pronti a contestarli con forza”.

Il Consiglio comunale, in conclusione della seduta, ha respinto (8 si, 14 no, 1 astenuto) l'ordine del giorno presentato dai consiglieri Imprudente, Ferella, Liris, Verini, Piccinini e Mancini, con il quale si impegnava il sindaco "a ripristinare il Tricolore in tutte le sedi comunali, pur mantenendo - recitava il documento - uno stato di protesta e di richiesta di attenzioni per il territorio, in maniera più consona e sempre nel limite della legalitá". Niente tricolore, dunque. Staremo a vedere come la prenderà il Prefetto.

Intanto domani, alle ore 11, nella sala giunta del Comune il Sindaco, l'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano e l'assessore alla Cultura e alle Politiche sociali Stefania Pezzopane terranno una conferenza stampa sui dati della ricostruzione e sul relativo fabbisogno finanziario. Le casse sono vuote e, all’orizzonte, gli scenari sono tutt’altro che rassicuranti.

Ultima modifica il Venerdì, 10 Maggio 2013 14:31

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