Stamane, la Commissione territorio presieduta da Enrico Perilli è tornata a riunirsi per discutere della centrale a biomasse che la società 'Futuris aquilana' intende realizzare a Bazzano.
Sono stati auditi i rappresentanti dei comitati cittadini, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato che, ai primi di agosto, ha ribaltato completamente il pronunciamento del Tar che aveva accolto il ricorso firmato dal comitato civico 'La terra dei figli' e della 'Pro Loco di Onna' avverso la realizzazione della centrale.
Accogliendo il ricorso della 'Futuris aquilana', il Consiglio di Stato ha ritenuto inconsistenti le ragioni del 'fronte del no', costituitosi intorno all'opposizione degli abitanti di Onna, Paganica, Bazzano, Monticchio e San Gregorio che contestano l'impatto nocivo che le emissioni della centrale (un impianto da 4,996 Mwe) potrebbero avere in una zona che dopo il terremoto si è fortemente antropizzata, il piano di approvvigionamento della biomassa e, non ultimo, il fatto che il progetto insista in una zona ad alto rischio idrogeolgico.
Una sentenza che potrebbe mettere una pietra tombale sulla vicenda, aprendo la strada alla realizzazione dell'impianto.
Auditi i Comitati che hanno rappresentato ai consiglieri comunali la permanenza di alcuni vizi procedurali sostanziali che avrebbero - a loro parere - illegittimato l'autorizzazione unica rilasciata dall'Araen e che, se sottovalutati in ossequio alla sentenza del Consiglio di Stato, potrebbero essere ancora perseguiti penalmente, la Commissione territorio ha aggiornato la riunione alla prossima settimana, quando verrà audito il dirigente dell'avvocatura del Comune, l'avvocato de Nardis, per capire come l'amministrazione comunale possa resistere al pronunciamento del Consiglio di Stato e quali siano i margini di manovra ancora possibili, almeno a livello politico.
Qual è la situazione ad oggi? La 'Futuris aquilana' - pur avendo incassato la sentenza favorevole del Consiglio di Stato - non può dar avvio ai lavori perché resta valido il parere negativo di compatibilità urbanistica espresso dal Comune dell'Aquila, al finire del maggio scorso, che ha riletto il parere espresso dall'Ente nel 2010, in sede di Conferenza dei servizi, essendo - nel frattempo - sopraggiunte modifiche sostanziali al 'Piano Stralcio Difesa Alluvioni' che rendono il progetto non più conforme alle norme. Si fa riferimento, in particolare, all'articolo 21. comma1. lettera b del PDSA che non consente la realizzazione di piani seminterrati e interrati nelle aree di pericolosità idraulica moderata. Come noto, il progetto della centrale a biomasse prevede, al contrario, un piano interrato per lo stoccaggio delle biomasse, 5 metri sotto il piano campagna.
Non solo. Resta valida anche la decisione di Regione Abruzzo, a firma della dirigente Iris Flacco, che ha ritirato in autotutela il titolo autorizzativo per la costruzione della centrale istruito, nell'agosto 2010, "in base ad una documentazione non corrispondente alla realtà". L'impianto, infatti, ricadrebbe in un'area ad elevata pericolosità idraulica.
A quanto si apprende, forte della sentenza del Consiglio lo Stato, la 'Futuris aquilana' ha impugnato innanzi al Tar entrambi i pronunciamenti, oltre all'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio comunale dell'Aquila nel novembre 2013 e che esprimeva contrarietà alla localizzazione della centrale a biomasse. Come opporsi? Proprio per rispondere alla domanda, verrà audito a brevissimo il dirigente de Nardis. In Commissione, dovrebbe essere convocato anche Pierpaolo Pietrucci, presidente della II Commissione territorio di Regione Abruzzo.
In attesa di capire se e come si muoverà la Procura che, a quanto si è detto in Commissione stamane, avrebbe aperto un fascicolo d'inchiesta per falso, proprio in relazione al progetto di realizzazione della centrale.
Cosa chiedono i comitati? Come detto, i comitati insistono sulla permanenza di alcuni vizi procedurali sostanziali. L'autorizzazione Unica - hanno spiegato stamane - ha carattere onnicomprensivo per le competenze ed esaustivo ai fini della operatività degli interventi. Dunque, qualsiasi progetto di centrale deve contenere dati, elaborati, e indicazioni operative ed esecutive immediatamente praticabili. Nel caso di Bazzano, invece, permangono ancora dubbi sulla effettiva disponibilità delle 60mila tonnellate annue di biomasse dichiarate, manca il pregiudiziale teleriscaldamento che dovrebbe essere contestuale all'autorizzazione unica, e ci sono seri dubbi sulla praticabilità dello stesso che ricadendo da progetto in zona P3 del PSDA (zona a pericolo elevato) andava sottoposto al preventivo parere dell'autorità di bacino o del Genio civile.
Non solo. C'è il sostanziale contrasto del progetto con l'articolo 21 del PSDA che, come detto, non autorizza la costruzione di locali interrati.
I comitati contestano anche le omissioni del Comune e, in particolare, la mancata valutazione di incidenza prescritta dalla Direttiva Ue nel caso di interventi che, come la centrale di Bazzano, andrebbero ad interferire con Zps, Sic e Aree protette. Sottolineano, inoltre, la mancata valutazione di compatibilità con il Piano paesistico e del 'rischio sanitario'.
Dunque, i cittadini chiedono che la Regione resista al Tar sul ricorso della 'Futuris aquilana' avverso la revoca in autotutela del titolo autorizzativo e adotti, in parallelo, un provvedimento di moratoria su tutte le 14 centrali a biomasse sottoposte ad Autorizzazione unica in Abruzzo. Al Comune, invece, che resista al Tar istruendo, contestualmente, le verifiche fin qui omesse.
Le responsabilità della politica. In questi anni, seguendo la vicenda della centrale a biomasse, abbiamo sottolineato spesso le responsabilità della politica e, in particolare, dell'amministrazione di centrosinistra. Ricorderete che, nell'ottobre 2013, venne convocato un Consiglio comunale proprio per discutere della centrale a biomasse. In quella occasione, Antonio Nidoli della 'Futuris aquilana' spiegò come il progetto fosse stato avviato già nel 2007, "con l'allora presidente della Provincia Stefania Pezzopane che ci commissionò uno studio per verificare l'esistenza di biomasse a fini energetici" ricordò Nidoli.
Stamane, in commissione, il consigliere comunale Daniele Ferella ha chiaramente parlato di 'riunioni segrete' dell'allora presidente della Provincia con i vertici della società che hanno lavorato al progetto della centrale.
Non solo. In occasione del Consiglio comunale, l'allora assessore Alfredo Moroni sottolineò che non c'era stata alcuna decisione politica, solo dei pareri tecnici favoreli espressi dai dirigenti del Comune. Difficile da credersi. Infatti, alla richiesta di autorizzazione presentata dalla 'Futuris aquilana' nel maggio 2009, con un perfetto tempismo non c'è che dire, sono seguite due conferenze di servizi, nell'ottobre del 2009 e nel maggio 2010: il Comune ha fornito tre pareri positivi, del settore pianificazione, del settore ambiente, e del sindaco Cialente come massima autorità cittadina sulle problematiche igienico-sanitari. Il 22 settembre 2010, poi, la Futuris ha organizzato un incontro pubblico, nell'auditorium di Confindustria, alla presenza del presidente della Provincia Antonio Del Corvo, del sindaco Cialente e dell'assessore Moroni che, nel comunicato diffuso dalla società e mai smentito, si diceva "entusiasta del progetto".
E ancora: la redazione di NewsTown è venuto in possesso di alcuni documenti che dimostrano, inequivocabilmente, come fosse ben avviata l'interlocuzione tra amministrazione e società, già nel 2010.
Nel mese di aprile, Antonio Nidoli inviò una lettera al Comune dell'Aquila, all'attenzione degli ingegneri comunali Paola D'Ascanio e Lucio Nardis, e, per conoscenza, a Regione Abruzzo, all'attenzione della dirigente Iris Flacco. Ad oggetto, l'attività nell'area boschiva di San Giuliano. A farla breve, Nidoli propose al Comune una convenzione tecnica: visto che l'amministrazione intende attivare un'azione di bonifica utile al recupero ambientale dell'area boschiva, si legge nella lettera di Nidoli, e visto che la società intende realizzare un impianto alimentato a biomasse, considerato che in data 11 novembre 2009, a seguito della prima seduta della Conferenza dei servizi, è stata prospettata alla società stessa la possibilità di definire una proposta di progetto preliminare, si propone appunto un accordo concertato tra le parti.
E il Comune dell'Aquila risponde, nel novembre 2010, chiedendo alla società una bozza di convenzione che preveda le attività in oggetto.
Difficile credere si tratti, solo ed esclusivamente, di decisioni assunte dai tecnici e dai dirigenti comunali. E' forse il caso di chiarire, una volta per tutte, chi ha seguito e avallato politicamente il progetto di realizzazione della centrale e come si è deciso, poi, il repentineo voltafaccia che espone ora al rischio concreto di non poter tornare più indietro.