Mercoledì, 08 Ottobre 2014 18:31

Progetto Case, è emergenza. Chi pagherà il disastro che si sta consumando?

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Oramai, è una vera e propria emergenza.

A cinque anni e mezzo dal terremoto, i nodi della gestione commissariale dell'emergenza iniziano a venire al pettine. Aprendo scenari oscuri per il Comune dell'Aquila e, così, per tutti i cittadini. Iniziamo a pagare il conto delle scelte 'mediatiche' e clientelari del governo Berlusconi, e l'esecuzione di quelle scelte per mano della Protezione Civile di Guido Bertolaso, scomparso dalla vita pubblica e politica del paese. Conto che sarà salatissimo, non è difficile prevederlo.

Paghiamo inoltre l'accondiscendenza della classe politica cittadina d'allora, la stessa classe politica che - in questi anni - ha chiuso gli occhi dinanzi al disastro che si stava consumando e che oggi chiede aiuto al Governo, affannosamente, scagliandosi contro il dipartimento di Protezione Civile. Troppo tardi, però.

A cinque anni e mezzo dal terremoto, decine di cittadini terremotati vivono in alloggi che versano in pessime condizioni, e non possono neanche affacciarsi ai balconi. Una realtà che supera la peggiore delle immaginazioni. Nessuna notizia ufficiale ma, a quanto pare, sarebbero una cinquantina i balconi da demolire tra gli 800 sequestrati a Cese di Preturo, Coppito 2, Arischia, Collebrincioni e Sassa. Altri 350 versano in pessime condizioni. Tra l'altro, in alcuni alloggi starebbero emergendo pesanti criticità - come denunciano da mesi gli assegnatari - che consiglierebbero lo sgombero. Addirittura, si starebbe pensando alla demolizione di un intero edificio, sulla piastra 19, a Cese di Preturo, in via Volonté. Pesanti problemi strutturali e di natura statica vengono denunciati anche in altri quartieri, da Sant'Antonio a Bazzano. E soldi per la manutenzione straordinaria, non ce ne sono.

Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha chiesto al sottosegretario Graziano Delrio provvedimenti legislativi urgenti per poter avere mezzi e uomini da impiegare per la gestione e la manutenzione di Case e map: "Sanno benissimo che non ho il personale da dedicare a quest'opera. Quindi o viene qualcuno - la Protezione civile, il Genio militare, tecnici dei provveditorati alle opere pubbliche - o mi danno la possibilità di assumere nuove persone".

"Siamo stanchi di togliere le castagne dal fuoco al Governo", ha sottolineato Cialente. "O mi mettono nelle condizioni di poter svolgere realmente la manutenzione di questi appartamenti oppure la situazione diventerà insostenibile e saremo costretti ad evacuare anche le case costruite per gli evacuati. Una vergogna enorme per il Governo e per il Paese".

Il primo cittadino ha evocato scenari catastrofici: "Ci hanno dato delle case che a distanza di cinque anni devono già essere evacuate. Se il Governo non interviene saremo costretti probabilmente a dare l'inagibilità provvisoria e allora cosa accadrà? Che bisognerà rimettere le persone nelle tende e negli alberghi?". Poi, l'affondo avverso il dipartimento di Protezione civile guidato da Franco Gabrielli, all'epoca della costruzione degli alloggi prefetto della città. "La gestione degli appalti è stata a dir poco fallimentare. Ho letto le dichiarazioni rilasciate l’altro giorno all’Aquila dal capo della Protezione civile Gabrielli sulla manutenzione degli alloggi. A Gabrielli suggeriamo di chiedere scusa, a nome della Protezione civile (il soggetto attuatore del Progetto Case), agli italiani perché gli alloggi sono stati realizzati attingendo per il 50% al Fondo di solidarietà. Una vicenda raccapricciante. La Protezione civile faccia autocritica e dica al Paese di aver dato appalti milionari a persone sbagliate. Ora, per fare la manutenzione straordinaria, servono soldi e personale che non abbiamo. Il numero dei nostri dipendenti è lo stesso in servizio a Fiumicino o Potenza, ma i problemi da affrontare sono ben altri e io non ci sto a restare con il cerino in mano".

"Viene da chiedersi come faremo a gestire e tenere in piedi a lungo queste case", ha aggiunto l'assessore Lelio De Santis.

Tutto vero. E' tempo però che anche l'amministrazione comunale assuma finalmente le responsabilità della gravissima situazione che si è venuta a creare. Si potrebbe partire da un dato, chiarissimo: in fase di approvazione del bilancio di previsione, l'amministrazione ha compiuto la scelta politica di destinare soltanto 370mila euro alla manutenzione straordinaria del progetto Case. Non ci sono soldi, direte. Non è vero. Si è deciso di assicurare 6milioni e mezzo di euro all'ampliamento dell'aeroporto di Preturo, la cui gestione fallimentare è oramai conclamata.

Anche per la manutenzione ordinaria, l'amministrazione ha fatto una gran confusione. Si è perso più di un anno prima di capire che l'istruzione di un bando a doppio oggetto, per l'affidamento della gestione ad una società mista, pubblico-privata, non era strada percorribile. Si sono buttati migliaia di euro, per consulenze rivelatesi totalmente inutili. E nei cassetti è rimasto il piano che era stato presentato dalla Asm, oltre alla proposta del gruppo di minoranza di Appello per L'Aquila che aveva indicato un'altra via nella possibilità di frazionare gli appalti per lotti o servizi così da favorire le ditte locali.

Ora, il passo indietro. Con la proroga tecnica di due mesi a Manutencoop, che segue la proroga di un anno scaduta il 4 ottobre, così da avere il tempo di istruire un ulteriore bando d'affidamento di soli sei mesi, prorogabili di altri sei mesi, reso possibile - ha spiegato De Santis - "raschiando il fondo dal bilancio".

Si naviga a vista, insomma. E si chiede aiuto al Governo. C'è una domanda, però, che non ha ancora avuto risposta: come mai il Comune dell'Aquila ha deciso di acquisire al patrimonio i 5000 alloggi provvisori senza una stima precisa dei costi di gestione, senza una stima dello stato strutturale delle costruzioni, senza alcuna documentazione su fidejussioni e garanzie assicurative? Domanda retorica, oramai.

Come non bastassero i problemi legati alla manutenzione degli alloggi, l'amministrazione vive l'attesa per la sentenza della Corte dei Conti che ha citato il sindaco Cialente e, con il primo cittadino, gli assessori Fabio Pelini e Alfredo Moroni oltre alla dirigente Patrizia Del Principe, con l'accusa di aver procurato al Comune un danno erariale da quasi 12milioni di euro per non aver dato esecuzione a due delibere, la 171 e la 172 del 2011, votate dal Consiglio comunale così da fissare i paletti dei pagamenti dei cosiddetti canoni di compartecipazione spettanti agli assegnatari degli appartamenti Case, Map, Fondo Immobiliare e affitto concordato.

Inoltre, c'è la spinosa questione delle 'bollette pazze' con il ricorso in Tribunale di alcuni comitati di assegnatari che chiedono l'annullamento della delibera 281, approvata nel luglio scorso per normare l'invio del bollettone relativo ai consumi di gas ed elettricità per il periodo che va dal 1 aprile 2013 al 30 giugno 2014 e che va a sommarsi all'altra maxi bolletta, per il triennio precedente. Infatti, le somme relative ai consumi di acqua sanitaria, riscaldamento ed elettricità, sono state addebitate non in base ai reali consumi, ma sulla base di coefficienti che prendono in considerazione i giorni di occupazione, la superficie totale degli alloggi e il coefficiente storico derivante da quanto già emesso nella precedente bolletta, pur essendo stati istallati nei singoli alloggi gli apparecchi di misurazione che consentirebbero una esatta rilevazione dei consumi per ogni famiglia. Non solo. Nei bollettini di pagamento, oltre a mancare una ripartizione tra i consumi di gas e riscaldamento, non sono specificati neppure i costi riferiti alle spese relative alle utenze condominiali che dovrebbero essere ripartiti secondo le tabelle millesimali e non addebitate forfettariamente.

Una metodologia di calcolo già stroncata dal Difensore civico della Regione Abruzzo che, sollecitato da alcuni assegnatari, l'ha definita "iniqua e contraria ai principi dell'ordinamento giuridico".

Un altro guaio. Anche perché molti assegnatari hanno deciso di non pagare, altri non hanno mai pagato: i debiti con le società fornitrici si accumulano e c'è il rischio concreto che le utenze vengano staccate. A quanto si apprende, ad oggi sarebbe stato incassato appena il 25% del dovuto. E sembra esserci poco da fare: a domanda precisa infatti, sul perché non siano mai state approntate le letture dei contatori, l'assessore De Santis ha confessato che in buona parte sono inutilizzabili e che ci vorrebbero 500mila euro per ripristinarne le funzioni. Una cifra che il Comune dell'Aquila non ha in cassa.

Insomma, la situazione è difficilissima: il dato oggettivo è il completo fallimento della gestione delle Case. Se è vero che il Governo ha completamente dimenticato la questione aquilana, se è vero che il dipartimento della Protezione civile dovrebbe assumere la responsabilità del disastro che si sta consumando, altro che costituirsi parte civile, è vero anche che il Comune dell'Aquila ha gestito con negligenza le problematiche che oggi incombono sul progetto Case e sui Map.

Anche perché, come denunciato da un gruppo di associazioni e comitati cittadini - tra cui l'associazione Assergi due Ade, l'associazione civica aquilana e l'associazione 'Ji prati de la Cirella' - il Comune era al corrente già dai primi mesi del 2010, grazie a delle lettere molto dettagliate inviate dai suoi stessi funzionari, dell'enorme mole di problemi (dai costi di manutenzione alle utenze alle polizze assicurative) legati alla gestione di Case e Map.
Non ha fatto nulla, però, per porvi rimedio. Il Comune - accusano le associazioni, carte alla mano - e il sindaco in particolare, "evitarono volutamente" di affrontare e risolvere i problemi segnalati.

In una lettera scritta dall'ingegner Corridore il 24 febbraio del 2010, ad esempio, si legge: "Stante il breve lasso di tempo rimasto al trasferimento della gestione del patrimonio immobiliare (che sarebbe avvenuta un mese dopo, alla fine di marzo 2010, ndr), occorre procedere urgentemente alla stima delle spese da far inserire nelle risorse per la prosecuzione degli interventi". E ancora: "Occorre preventivamente inviduare le modalità di versamento delle quote condominiali; il pagamento delle utenze e la gestione delle risorse".

Corridore scrive più volte - al sindaco, all'assessore al bilancio, all'allora segretario generale e al dirigente dei servizi finanziari - sollecitando interventi urgenti per affrontare le problematiche segnalate, senza mai ricevere risposta. Tanto che, in un'altra lettera datata 13 giugno 2011, quasi esasperato, afferma: "Ritengo inutile stilare l'elenco della pregressa corrisponenza cui non è stato mai dato riscontro".

Nelle note redatte da Corridore sono evidenziati chiaramente e già nel dettaglio tutti i costi di gestione presunti (relativi a manutenzione ordinaria e straordinaria, amministrazione parti comuni, pubblica illuminazione e utenze) di progetto Case e map, stimati complessivamente, come riporta una tabella contenuta in una lettera del maggio 2010, in 7 milioni e 600mila euro l'anno.

Non solo. Stando alla documentazione fornita dalle associazioni, la Protezione civile, già nel 2009, aveva sottoscritto con la Manutencoop un "piano dettagliato degli interventi" connessi alla gestione di Case e map e aveva stipulato, con l'Anaci (l'associazione degli amministratori di condominio), una convenzione per dotare il progetto Case di un apposito regolamento di condominio con relative tabelle millesimali per la suddivisone dei costi.

Se, dunque, i vertici del Comune sapevano, ed erano stati messi in allarme in tempi non sospetti - si chiedono oggi le associazioni - perché non presero subito contezza della situazione intervenendo in maniera tempestiva? Perché la Giunta ignorò gli avvertimenti e le esortazioni fornite dai funzionari dell'ente facendo passare ancora molti altri mesi prima di regolamentare i canoni di affitto, inviare le bollette, porre mano ai regolamenti di condominio?

C'è un'altra domanda che sottende alla situazione che la città sta vivendo: chi pagherà il costo di quanto non è stato fatto per tempo?

In ultimo, l'altra questione che andrà affrontata a breve: alla fine dell'anno verrà interrotto il pagamento del Cas, con le famiglie che ne hanno beneficiato fino ad ora costrette ad accettare la sistemazione proprio nel progetto Case. Dove si troveranno alloggi liberi se va prefigurandosi la possibilità di sgomberarne moltissimi?

Ultima modifica il Venerdì, 10 Ottobre 2014 03:49

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