18 voti favorevoli e 9 contrari: il Consiglio comunale, riunito stamane, ha ratificato l'accordo sottoscritto da Comune dell'Aquila, Provincia e Ater sul piano di recupero urbano denominato "Direzionalità Villa Gioia, Progetto Unitario Santa Croce/Porta Barete" [puoi leggerlo qui].
A favore dell'accordo, i consiglieri di maggioranza, eccezion fatta per Antonello Bernardi del Partito Democratico e Giuseppe Ludovici, da tempo in rotta di collisione con il sindaco Massimo Cialente; contrari i consiglieri di opposizione, anche qui con una eccezione, considerato il voto a favore della delibera espresso da Raffaele Daniele.
Cosa prevede l'accordo? Ne abbiamo scritto qualche settimana fa: a dirla in breve, dei cinque edifici che insistevano nel quartiere Santa Croce ne verranno ricostruiti soltanto tre, più a monte e non in situ, per la scelta di alcuni proprietari di accettare l'acquisto equivalente. Al posto dei palazzi, verranno realizzati parcheggi e aree verdi a ridosso delle mura urbiche. Verrà abbattuto il ponte di via Vicentini con il terrapieno che sarà riportato a raso. Per accedere al centro città, dunque, si percorrerà via dei Marsi che verrà allargata e adeguata. A Santa Croce, invece, si accederà dalla via omonima.
Non solo. L'area di Villa Gioia verrà 'ripensata' e, lì, dov'era l'ex istituto magistrale, verrà 'dislocato' il condominio che, fino al 6 aprile 2009, sorgeva al civico 207 di via Roma. I proprietari dovranno accettare il trasferimento o, eventualmente, esercitare il diritto di permuta o la possibilità dell'acquisto equivalente, in via eccezionale, e anche per le prime case.
L'accordo di programma è stato reso possibile da un inquadramento normativo inserito nella così detta Legge Barca per intaccare la filosofia del "com'era e dov'era" insita nel Piano di Ricostruzione. E 'risponde', così, al vincolo apposto dalla Soprintendenza per la tutela dei ritrovamenti archeologici in zona Porta Barete.
Si chiude, insomma, una pagina di storia della ricostruzione interessante, aperta da monsignor Antonini che, nel volume "L'Aquila nuova negli itinerari del Nunzio" del 2012, aveva lanciato la proposta di recupero di porta Barete. Che poi, si tratta dell'antemurale dell'antica porta, come noto. Tuttavia, l'idea progettuale ha interessato associazioni e semplici cittadini, finanche il Fai, e infine l'amministrazione comunale, convinta dalle migliaia di firme raccolte a sostegno del progetto di riscoperta del tratto di cinta muraria.
Restano le contraddizioni insite in un'operazione di recupero che, come detto, è stata stimolante perché ha animato un vivace dibattito pubblico sul concetto di ricostruzione "dov'era ma meglio di com'era", seguito, però, soltanto per Porta Barete, almeno per il momento. Basta percorrere con lo sguardo le mura, lungo viale della Croce Rossa per esempio, correre con la mente tra una porta e l'altra, per scoprire che il principio del "dov'era e com'era" ha prevalso, sempre, e senza che si tenesse in conto la possibilità di ricostruire una città più bella.
E restano le contraddizioni insite nel Piano di recupero stesso, approvato stamane dal Consiglio comunale. Se è stata diradata l'area a ridosso delle mura su via Vicentini che, senza dubbio, sono mura d'orti che correvano in corrispondenza dell'antiporta, fuori le mura urbiche dunque, i condomini che insistono sulle mura originarie, invece, intra moenia, in corrispondenza dell'antico convento e addossate alla Chiesa di Santa Croce, laddove sorgeva Porta Barete, verranno ricostruiti come niente fosse. E ci riferiamo ai civici 6 e 8 di via Santa Croce.
Resta un mistero, a leggerla così, la decisione della Sopritendenza di apporre un vincolo sul sito extra moeniadove era stato edificato il civico 207 di via Roma e non in via Santa Croce, alla luce dei recenti ritrovamenti in particolare.
Sta di fatto che la delibera è stata approvata e i residenti del civico 207, che pure si sono battuti in questi mesi perché il condominio fosse ricostruito "dov'era e com'era" [guarda le video interviste], dovranno accettare il trasferimento a Villa Gioia. La città potrà invece godere della riscoperta dell'antiporta, della Chiesa ad oggi dimenticata, e del camminamento fino in centro storico che renderà la zona di certo più bella.
Peccato per palazzo Del Tosto che coprirà la vista, peccato per la galleria commerciale di lusso costruita dallo stesso imprenditore proprio a ridosso delle mura d'orti, per beneficiare delle sorgenti d'acqua sotterranee, peccato per l'edificio che, fino al 6 aprile 2009, ospitava la pizzeria, ricostruito proprio sull'arco di via Santa Croce. Peccato che l'area non sia stata riqualificata prima, su indicazione dell'amministrazione comunale, ma sia stata invece 'inseguita' una mobilitazione popolare arrivata, tuttavia, troppo tardi.
A più di sette anni dal sisma, la speranza è che la vicenda possa insegnare qualcosa, e che si riescano, magari, a riqualificare, in maniera concertata e partecipata, altre zone della città. Perché si ricostruisca, se ancora possibile, "dov'era", ma meglio di "com'era".