Sabato, 20 Maggio 2017 21:28

L'Aquila, verso le elezioni: speciale NewsTown con le interviste ai sette candidati sindaco. Ultima puntata: Nicola Trifuoggi

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Ultimo appuntamento con lo speciale di NewsTown dedicato alle elezioni comunali dell'11 giugno. Per una settimana, ogni giorno, abbiamo pubblicato un’intervista diversa, una ad ognuno dei sette candidati sindaco, seguendo il criterio dell’ordine alfabetico.

Dopo aver approfondito idee e programmi di Pierluigi Biondi, Carla Cimoroni, Americo Di Benedetto, Claudia Pagliariccio, Giancarlo Silveri e Fabrizio Righetti, incontriamo Nicola Trifuoggi, candidato sindaco della coalizione civica L'Aquila Polis.

 

“Non è sufficiente voltare pagina, qui bisogna proprio cambiare libro. Con la mia coalizione voglio scardinare quel sistema di potere occulto che domina la città da molti anni, a prescindere dal colore delle giunte”.

E’ una palingenesi radicale quella invocata da Nicola Trifuoggi, candidato sindaco con la coalizione civica L’Aquila Polis, composta dalle liste Progetto Trifuoggi e Città territorio L’Aquila.

Trifuoggi è l’unico dei sette candidati alla carica di primo cittadino che ha fatto parte della giunta uscente, dove entrò nel gennaio 2014 in seguito agli scandali legati a presunti episodi di corruzione che videro coinvolti assessori ed ex consiglieri comunali.

Per l’ex magistrato, però, non c’è alcuna contraddizione nell’invocare una discontinuità così netta rispetto a un’esperienza politico-amministrativa nella quale si è avuto un ruolo di prim’ordine (vice sindaco e assessore). Il suo, dice, è un percorso perfettamente coerente.

“Io venni qui all’Aquila” afferma Trifuoggi “sulla base di piccolo “ricatto morale” di Cialente, che mi disse che se non avessi accettato lui avrebbe confermato le dimissioni, il che avrebbe comportato lo scioglimento del consiglio comunale, l’arrivo di un commissario e il blocco, per almeno un anno, della ricostruzione. Accettai, senza neanche sapere da chi fossero composte giunta e  maggioranza, rendendo un servizio a questa città. Ho fatto l’assessore e il vice sindaco tecnico, non ho mai partecipato a riunioni politiche né con la giunta né con la maggioranza. Sono rimasto fino a poche settimane fa perché innanzitutto ho voluto svolgere fino alla fine il mio ruolo di garanzia e in secondo luogo perché avevo una lunga lista di cittadini che volevano parlare con me e ai quali volevo dare una mano”.

L’ex procuratore mira dunque a scardinare quel sistema di “potere occulto”, basato su un “tacito accordo” tra famiglie e personaggi influenti, che per anni ha soffocato l’economia della città - “già agonizzante prima del terremoto” - e ha “tenuto fuori dall’amministrazione della cosa pubblica migliaia di cittadini”.

Per questo, l’ex vice sindaco esclude fin da ora, nel caso non dovesse raggiungere il ballottaggio, ogni tipo di accordo con altri candidati: “Ho detto già da tempo che non farò apparentamenti né con il centrodestra né con il centrosinistra, che considero due facce della stessa medaglia. Entrambi hanno gli stessi protettori alle spalle, che vinca l’uno o l’altro la situazione sarà la stessa: L’Aquila sarà soffocata e io non intendo rendermi complice di questa agonia”.

La coalizione che sostiene Trifuoggi è una compagine civica eterogenea con un profilo di sinistra abbastanza chiaro, come testimonia la presenza dei civatiani di Possibile o di candidati ex Pd come Antonello Bernardi. Trifuoggi però non è d’accordo con tale lettura: “Non vi è una connotazione politica così spiccata. E’ vero che vi sono persone aderenti a Possibile ma vi sono anche fuoriusciti dei Cinque Stelle e dell’Idv, c’è la fondazione Sandro Pertini. Io ho cercato di fare una lista che fosse una fotografia della società aquilana: ci sono impiegati pubblici e privati, studenti, disoccupati, professionisti, artigiani, commercianti, scelti indipendentemente dalla loro provenienza politica”.

Da ex insider dell’amministrazione comunale - di cui, in tre anni, ha imparato a conoscere bene pregi e difetti (soprattutto i secondi) - Trifuoggi annuncia che, in caso di vittoria, come primo atto di governo metterà mano a una riorganizzazione dell’ente, perché è dal buon funzionamento e dall’efficientamento degli uffici comunali che dipende anche tutto il resto, compresa la speditezza e la buona riuscita della ricostruzione, pubblica e privata.

Ma che vuol dire riorganizzare l’amministrazione comunale? “Vuol dire incentivare e motivare il personale, ruotare i dirigenti, perché se le cose non funzionano è perché non ci sono le persone giuste al posto giusto. Bisogna verificare le qualifiche del personale disponibile procedendo al calcolo preciso dei carichi di lavoro di ciascun dipendente, rivolgendosi magari a una società esterna specializzata in grado di fare questo lavoro in modo scientifico. Ci sono tantissimi dipendenti bravi, qualificati, aggiornati e responsabili: bisogna puntare su di loro, mettendo le persone non all’altezza in condizione di non nuocere”.

Altro nodo da sciogliere, secondo Trifuoggi, è anche quello delle carenze di organico, una delle cause alla base della lentezza della ricostruzione pubblica: “Il comune dell’Aquila è sotto organico di almeno 150/200 unità e non si è fatto mai nulla per risolvere questo problema. Abbiamo grosse difficoltà con i precari storici, rinnovati da sette anni e in attesa di una stabilizzazione che non si sa se arriverà, e anche con i vincitori del concorso Ripam, che devono essere assunti entro il 2021 anche se non ci sono i soldi per pagarli. Bisogna cominciare ad affrontare adesso queste questioni”.

Sul vero nervo scoperto della ricostruzione pubblica, quello delle scuole, Trifuoggi osserva: “Il comune avrebbe potuto fare le verifiche di vulnerabilità dal 2003 al 2013 ma per motivi che nessuno è stato in grado di spiegarmi non lo ha fatto. Adesso questi controlli li sta facendo la regione, che però è molto criptica, il che lascia supporre che non stia facendo niente. Io farei calcolare immediatamente l’indice di vulnerabilità di tutti gli edifici pubblici strategici per fare una graduatoria della pericolosità: quelli più sicuri potrebbero essere adattati al più presto per il trasferimento delle scuole. Queste ultime vanno ricostruite ma magari non negli stessi posti perché è vero che ci sono gli indici di vulnerabilità degli edifici ma bisogna tener conto anche del terreno”.

Sull’economia e il lavoro, Trifuoggi si sottrae al coro-mantra di quelli che “bisogna puntare sulle startup”, che, prima ancora di finanziamenti, hanno bisogno di un giusto ecosistema, fatto di altre imprese ad alto tasso di innovazione tecnologica, servizi, rapporti con l’università: “Questa città non ha mai avuto una vocazione industriale. Io punterei sulle vocazioni vere, ad esempio l’agricoltura, abbandonata per via di politiche nazionali scellerate. Il comune è proprietario di molti terreni, che potrebbero essere dati a cooperative a prezzi simbolici per la coltivazione di colture e prodotti di nicchia, il tutto accompagnato da laboratori per la trasformazione in loco. Abbiamo due grandi industrie farmaceutiche, con le quali potremmo concordare la coltivazione di piante officinali necessarie alla loro produzione: loro risparmierebbero sui costi di trasporto e la nostra economia se ne avvantaggerebbe. E poi c’è il turismo: il Gran Sasso viene utilizzato poco e male. Non si può pensare di puntare solo sulla aleatoria stagione sciistica, il Gran Sasso deve essere fruibile 365 giorni l’anno. Dovremmo puntare molto anche sul turismo religioso, visto che abbiamo il santuario di Giovanni Paolo II, che però è quasi sempre chiuso, senza servizi e mantenuto male, e la Perdonanza, della quale, al di fuori del contado aquilano, non si sa nulla, se non che è una sorta di sagra con le bancarelle e cantanti più o meno famosi. I fondi del 4% devono servire a finanziare imprese capaci di creare posti di lavoro, facendo leva anche su sgravi fiscali e sul patrimonio pubblico (Case, map, appartamenti del fondo immobiliare) che il comune può mettere a disposizione”.

Ultima modifica il Domenica, 21 Maggio 2017 09:49

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